La
solitudine è sempre brutta ma ancor più lo è per una persona
anziana e malata che perde l’autonomia. Giorno e notte gli
diventano di piombo. Luce e contorni si accavallano e si deformano in
un incessante silenzio in cui ogni battito del cuore suona a vuoto.
Ogni ricordo diventa un album di giganteschi volti muti che
inesorabile si sfogliano sulle pareti. Parole, sguardi e gesti
senza tempo di continuo ruotano vorticosamente sulle pareti da
diventare una terribile e insopportabile monocromia che conduce a una
unica soluzione possibile. Così, in un momento che non ha più il
senso ne di ora, ne di giorno ne di notte ma solo di totale assenza
di appigli a cui aggrapparsi la mano spara alla propria
solitudine.
Da
tempo era finita
Rimaneva
l’illusione
Di
una dolce emozione
Un
agonia prolungata
Da
una stanca canzone
Strimpellata all'infinito
Da
un vecchio organino
Balzata
sul balcone
Da
una stella svagata
una
carezza stonata
Di
pistola puntata
Al
sangue s’è scaldata
Su
una pelle gelata
Immolata
una vita
L’illusione
è sparita
Per
sempre è finita
by e.r
Dedicata
a Spartaco 25 gennaio 2010